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Disastro ambientale Golfo del Messico, Halliburton ha distrutto le prove

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La Halliburton, azienda di servizi petroliferi, ha confessato di avere distrutto alcune prove dell’incidente che ha provocato il disastro ambientale della piattaforma Deepwater Horizon, nel Golfo del Messico nel 2010.

La Halliburton è una multinazionale texana che allarga le proprie braccia nel settore dei lavori pubblici in oltre 100 Paesi in giro per il mondo. Fu la prima azienda a realizzare, nel 1947, una piattaforma petrolifera offshore. Il settore più sviluppato è quello dell’estrazione petrolifera.
Halliburton, assieme alla British Petroleum, gestiva la piattaforma offshore “Deepwater Horizon”, distrutta da un’esplosione il 20 aprile 2010, che ha provocato la morte di 11 operai, il ferimento di 17 uomini e un disastro ambientale ritenuto uno dei più gravi nella storia degli Stati Uniti d’America, sicuramente il più grave per quanto riguarda le fuoriuscite di petrolio.

Le indagini hanno stabilito che le gravi conseguenze dell’incidente furono dovute al collasso della struttura portante del pozzo. La realizzazione di quella struttura faceva capo alla BP, alla Halliburton e ad altre aziende minori. Lasciando fuori le altre società, British Petroleum e Halliburton hanno continuato ad accusarsi a vicenda per quanto riguarda la responsabilità del crollo.
L’accusa principale della Halliburton era sostenuta da un’indagine che dimostrava come l’azienda texana avesse raccomandato l’utilizzo di 21 “centralizzatori” al fine di garantire la stabilità del tubo di estrazione principale. La British Petroleum ne ha installati “solamente” 6 e sostiene che il crollo non fu dovuto alla mancanza di centralizzatori.
Le simulazioni eseguite al computer dai tecnici della Halliburton dimostravano, appunto, che i centralizzatori non avevano nulla a che fare con il collasso della struttura. Per questo motivo, la Halliburton ha ordinato di distruggere le simulazioni, in modo da poter accusare la British Petroleum su basi ipotetiche campate in aria.

Alla fine di gennaio di quest’anno, la Corte USA ha accolto il patteggiamento da 4 miliardi di dollari di British Petroleum per il risarcimento dei danni provocati dal collasso della struttura.
Ora anche Halliburton si trova di fronte a un risarcimento infimo: per avere distrutto delle prove dovrà pagare 200mila dollari, cifra massima prevista dalla legge, che appare veramente ridicola a fronte della gravità del fatto, tenuto conto che è una multa contro una multinazionale delle dimensioni di Halliburton. La società texana, per “pulirsi la coscienza”, inoltre ha deciso di donare 55 milioni di dollari alla “National Fish and Wildlife Foundation“, un’associazione che si occupa di tutela ambientale e che ha operato a lungo per tentare di minimizzare i danni del disastro ambientale.

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