Continuano le proteste negli Stati Uniti dopo l’assoluzione di George Zimmerman, il vigilante che uccise il diciassettenne afroamericano Trayvon Martin nel febbraio 2012.
«Io sono Martin!»
In tantissimi hanno agitato lo spettro del movente razziale dietro la sua uccisione, inscenando proteste per settimane. Migliaia i giovani che si sono recati a Sanford per manifestare solidarietà alla famiglia di Trayvon. Tutti indossavano una felpa col cappuccio calzato sulla testa, proprio come Trayvon la notte in cui fu ucciso.
Ma una sorta di contro-movimento si è formato in questi ultimi giorni e il loro grido di battaglia è diametralmente opposto allo slogan originale. Il messaggio insito è il medesimo: la morte del ragazzo richiede una seria riflessione e introspezione sullo stato dei diritti civili ma è stata eliminata la “falsa” equivalenza.
” Io non sono Trayvon Martin!”
Ecco alcuni estratti delle decine e decine di missive pubblicate in queste ultime ore sul sito We Are Not Trayvon Martin:
Io non sono Trayvon Martin. Sono una donna bianca, faccio l’ avvocato penale pro bono per indigenti e poveri. Ho visto “Trayvon Martin” molte volte, in manette a polsi e caviglie in tribunale perchè al momento sbagliato nel posto sbagliato . Solo perchè nero. Quando mi chiedono “come è possibile difendere questa gente?” Ricordo loro che tutti hanno diritto ad un processo e che tutti sono innocenti fino a prova contraria. Ricordo loro che non bisogna mai abbassare la guardia per i diritti civili e che purtroppo ancora oggi vigono pregiudizi in base al colore della pelle, razza, etnia, orientamento sessuale. C’è bisogno di qualcuno che vigili e che sia pronto a levarsi in piedi in difesa di chi viene ingiustamente perseguito.
Io non sono Trayvon Martin. Ho mentito sulle mie origini per stare meglio, le mie sorelle dicono che sono fortunata perchè posso passare per bianca. Io voglio vivere in un mondo dove essere fortunati non abbia nulla a che fare con il colore della pelle.
Io non sono Trayvon Martin. Sono una ragazza bianca di 22 anni dell’upper class. Corro in autostrada e non ho mai preso una multa, gli uomini sbavano per me, gli agenti di polizia mi sorridono, tutti hanno fiducia in me, Eppure non sanno che 2 anni fa ho fatto il corriere di cocaina oltre i confini di stato. Potrei essere in prigione come qualunque altro tossicodipendente, io non sono Trayvon Martin ma sono la persona che lui era sospettato di essere.
Ed ecco il manifesto che ha dato il via a questo nuovo meme :
Continuo a sentire la gente ripetere: ” Io sono Trayvon Martin”. Comprendo il sentimento e lo rispetto. Ma io non sono Trayvon Martin, Sono un’uomo di mezz’età, borghese, bianco e in sovrappeso. Insegno da 20 anni e ho visto centinaia di Trayvon Martin, o meglio ho visto centinaia di ragazzi che potrebbero tranquillamente corrispondere alla descrizione quasi caricaturale che i media stanno facendo di lui. Mi auguro che nessuno dei due ritratti- il santo e il truffatore- sia quello più giusto perchè le cose sono più complesse di così. Nessuno dei due Martin meritava di morire. E pur apparendo un “sospetto” non doveva essere la paranoia a fargli da avvocato giudice e giuria. Se avesse commesso un crimine avrebbe avuto diritto ad un processo, così dovrebbero andare le cose in America. Sfortunatamente non è così.
Ma ecco il punto: non c’è bisogno di essere Trayvon Martin per comprendere quanto sia sbagliato ciò che è accaduto. Non c’è bisogno di essere giovani o neri o studenti problematici per realizzare che si sia trattato di un omicidio. Non c’è bisogno di avere legami di sangue con Martin per urlare all’ingiustizia. Ingiustizia che continuerà a regnare finchè non si farà avanti gente come me. Gente che non è Trayvon Martin. E’ sufficiente restare umani.