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Ramadan, il digiuno si estende anche ai social network

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Ramadan anche su Facebook

Non solo cibo e bevande. Durante il Ramadan, mese sacro di digiuno e di preghiera, bisogna astenersi anche dall’utilizzo dei social network. Sono sempre di più, infatti, i fedeli musulmani convinti che dire addio per un mese anche a Facebook e Twitter aiuti a vivere con maggiore spiritualità il Ramadan.

Il dibattito è comunque aperto. C’è chi considera i social network uno strumento utile per diffondere gli insegnamenti del Corano, ma anche per chiedere spiegazioni su questioni religiose. C’è chi, invece, li ritiene una pratica che danneggia il digiuno imposto nel periodo del mese sacro.

Tra i contrari all’uso dei social durante il Ramadan c’è il presidente della Lega degli studiosi di sharia del Consiglio di cooperazione del Golfo, Ujayl al-Neshmi, che ritiene che interagire nei luoghi di incontro virtuali “non porta a nulla di buono. Se questo scambio avviene poi tra maschi e femmine allora e proprio vietato, perché è una via verso l’immoralità”.

Di regole specifiche sull’utilizzo dei social nel Ramadan non ne esistono. Molti musulmani scelgono di seguire “l’Itikaf rimanendo in moschea e astenendosi dal lavoro e dalle pratiche quotidiane”, come sottolinea Abdul Ghani Hindi, docente universitario al Cairo di affari religiosi e sociali. “Astenersi dalle pratiche quotidiane dovrebbe riguardare il contenuto dei messaggi pubblicati e non tanto la frequenza di post e cinguettii. Io userei i social network a mio beneficio, in qualunque modo ritenga opportuno, a condizione che non mi impediscano di adempiere i miei obblighi religiosi come leggere il Corano”.

Ha scelto il digiuno completo dai social, invece, Saud Inan, musulmano di Atlanta. “Voglio essere sicuro che questo Ramadan non abbia distrazioni di alcun tipo” rivela all’Huffington Post. “Sto riducendo le attività che non hanno a che fare con la religione. Sento che dovrei concentrarmi di più sull’introspezione e sul mio spirito. A volte Facebook e i social media possono essere sovraccarichi di informazioni”.

Diversa l’opinione del docente dell’Università di Hofstra Hussein Rashid, che negli ultimi tre anni ha twittato circa il 40% dei versetti del Corano ai suoi più di tremila follower, lanciando l’hashtag #ttquran. La preghiera ormai non si limita più alla moschea o alla comunità. Ci sono piattaforme virtuali sui social media e noi dobbiamo tenerci al passo delle civiltà”.


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