Il Re del Marocco ha ordinato una inchiesta “per determinare i responsabili e gli errori che hanno portato alla liberazione di un pedofilo dal carcere” a dirlo, in un comunicato stampa pubblicato dall’agenzia MAP, è il Palazzo reale.
L’inchiesta dovrà “identificare il o i responsabili di questo errore al fine di prendere il provvedimenti necessari”. Il Ministero della Giustizia dovrà anche “proporre delle misure per migliorare le condizioni di grazia che permettono l’uscita dal carcere” prosegue il comunicato ufficiale che precisa anche che “il Re non è mai stato informato della gravità dei crimini per i quale il detenuto rilasciato era stato condannato”.
“E’ evidente che, se avesse saputo, il sovrano non avrebbe mai acconsentito alla liberazione” del prigioniero e si sarebbe accertato che esso “potessero pagare tutta la pena dovuta agli atroci crimini commessi” prosegue il comunicato.
La grazia, infatti, era stata accordata martedì scorso proprio dal Re ad un pedofilo di origine spagnola di una 60ina di anni condannato nel 2011 a 30 anni di prigione per violenza sessuale commessa su 11 minori.
L’uomo, che nel frattempo avrebbe già lasciato il Marocco, faceva parte di una lista di 48 prigionieri spagnoli graziati per premiare l’ottimo rapporto bilaterale tra Marocco e Spagna.
La protesta contro la grazia concessa al pedofilo è iniziata venerdì sera a Rabat,nei pressi del Parlamento. Molte persone si sono riunite per contestare la scelta, inconsapevole, del Re. “Rivendichiamo il diritto del popolo marocchino di esprimersi liberamente e di manifestare pacificamente contro questa grazia” ha commentato l’Associazione marocchina dei diritti umani (AMDH).
La classe politica, invece, ha tentato fin da subito di insabbiare la notizia. Intervistato da AFP, il Ministro della giustizia Mustapha Ramid ha detto di non essere “autorizzato a commentare” precisando che comunque al pedofilo graziato sarebbe stato inpedito di rientrare in Marocco. Ma le speranze del governo di far dimenticare l’accaduto non sono valse a nulla e il Palazzo reale è stato dunque costretto a pubblicare il comunicato dove spiega di aver avviato una procedura per trovare i colpevoli di questo grave errore giudiziario.