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Palestina, Kerry alla ricerca dei negoziati: fermi sui confini del ’67

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Israeli separation wall divides Shuafat Refugee Camp, Pisgat Zeev Israeli Settlement in West Bank

Il Segretario di Stato USA, John Kerry, ha svolto una settimana di fitti colloqui in Medio Oriente. L’obiettivo iniziale era quello di tornare negli States nel fine settimana con l’annuncio della ripresa dei negoziati di pace tra Israele e Palestina. L’accordo non è stato raggiunto, ma Kerry è riuscito ad avvicinare le due parti su alcuni argomenti, trovando un muro sul fronte israeliano nel momento in cui i palestinesi hanno chiesto che fossero ristabiliti i confini della pace della “Guerra dei sei giorni” del 1967. Nelle prossime settimane, le due parti si incontreranno a Washington per capire se esiste la possibilità di avviare veri e propri negoziati.

John Kerry aveva chiesto alle autorità israeliane la revoca delle restrizioni alla circolazione dei palestinesi in Cisgiordania e aveva portato la richiesta di ristabilire i confini della pace del ’67.
I media di Tel Aviv hanno annunciato che alcune vene di circolazione saranno riaperte alla circolazione dei palestinesi, pur senza specificare eventuali condizioni o controlli: le vie aperte sono una a nord di Ramallah e una a Beit Haggai.
Kerry ha incontrato Abu Mazen e Netanyahu. I leader dei due schieramenti si sono poi confrontati con i relativi collaboratori, lasciando, per ora, aperta la possibilità di riaprire dei negoziati, senza darne, tuttavia, garanzia immediata.
Abu Mazen ha discusso delle proposte del Segretario di Stato USA con i dirigenti di Fatah e dell’Autorità Nazionale Palestinese. Proprio Fatah avrebbe imposto, tra le condizioni per la riapertura dei negoziati, il riferimento esplicito ai confini della pace del ’67.
Netanyahu ha rifiutato questa condizione. Di conseguenza anche Fatah da deciso di rifiutare le proposte di Kerry, sottolineando anche il fatto che la condizione di interruzione del colonialismo israeliano non è stata nemmeno presa in considerazione dal fronte opposto.

Kerry-netanyahu

Il Segretario di Stato USA è al suo sesto viaggio in Medio Oriente dal mese di febbraio: con il passare dei mesi, Kerry è riuscito a riavvicinare le parti che hanno interrotto i negoziati negli ultimi mesi del 2010.
Non è facile conciliare le due parti, soprattutto alla luce della volontà di Israele di promuovere politiche coloniali assai aggressive. Durante la visita di vari campi profughi in Cisgiordania, Kerry ha potuto vedere con i propri occhi il continuo avanzamento di insediamenti israeliani in quella zona. E la Cisgiordania non è l’unica zona che vede i coloni avanzare ininterrottamente: Israele continua a lanciare piani di costruzione di nuovi insediamenti e di occupazione di terreni per pastorizia e agricoltura.

Kerry_Mazen

Israele, tra l’altro, si trova di fronte a un bivio importante.
L’Unione Europea ha approvato una direttiva in cui si spiega che gli accordi tra Paesi membri e Israele hanno effetto solamente all’interno dei confini della pace del ’67.
Netanyahu deve quindi decidere se proseguire la politica coloniale di Israele e ampliare i territori di sua competenza, rischiando di mettere in pericolo patti di cooperazione con Paesi europei, oppure ammorbidire le smanie di espansione e iniziare a considerare la possibilità di garantire diritti anche ai palestinesi.

Nel frattempo, Kerry ha annunciato che durante la prossima settimana o le seguenti, leader palestinesi e israeliani si incontreranno a Washington per trovare un accordo sull’avvio dei negoziati. Israele ha confermato anche il piano, proposto da Kerry, di liberazione di alcuni detenuti palestinesi nelle carceri israeliani da decenni.
Qualcosa si smuove, ma l’obiettivo di veri e propri negoziati di pace sembra veramente lontano.

nety_abi


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